Dal 18 al 22 Marzo 2024 si è svolta la 9° Edizione del Congresso Internazionale “TROPICAL NEGLECTED DISEASES OR TROPICAL DISEASES IN NEGLECTED PEOPLE?” in Etiopia.
“Non solo relazioni scientifiche, ma anche intense giornate a visitare donne, bambini e anziani che ormai sopravvivono nei campi di sfollati.
Abbiamo visitato uno dei campi più numerosi del Tigray. La gente ci accoglieva prima timidamente, quasi con sospetto, ma poi la presenza di tanti operatori locali ben conosciuti, scioglieva ogni timore.
Mano a mano che li visitavo e ascoltavo le loro storie e toccavo i loro corpi, mi chiedevo che senso avesse provare a curare malattie la cui causa era la vita che avevano nei campi: sovraffollati, senza acqua potabile, cibo, medicine, che senso avesse “perdere tempo” con loro?
Sentivo una indignazione profonda. Ma come si può lasciar vivere, o meglio sopravvivere le persone in queste condizioni umilianti? È possibile lavorare, essere un medico e per giunta specialista, in queste condizioni?
Poi mi accorgevo dell’impegno delle persone che ci aiutavano a parlare con loro, a spogliarli, a tranquillizzare i bambini. E allora guardavo meglio i loro occhi, accarezzavo le mani e cercavo una diagnosi e una terapia. Lentamente tutto il campo ha percepito una sorta di opportunità di benessere e ne sono arrivati tanti. E allora anch’io ho cominciato a scoprire i loro sorrisi che prima non vedevo.
Forse non era così inutile stare lì a visitarli senza strumenti tecnologici.
Mi sembrava di capire finalmente l’abisso tra la ricerca scientifica dei paesi ricchi, che produce farmaci per curare malattie e diagnosticare le stesse malattie, in pazienti che non riceveranno mai quei farmaci perché troppo costosi. Ma la guerra fa scomparire anche i farmaci a più basso costo perché non convenienti da produrre.
Però i sorrisi delle donne e dei bambini sembravano far passare in secondo piano queste considerazioni e trasformare la “banalità del male”, intuita da Hannah Arednt, in un arcobaleno di carezze, pianti, giochi e speranze.
Queste persone mi avevano fatto capire che essere medico, è un privilegio indipendente da dove ci si trova: proprio lì nel deserto di un campo di sfollati, era il senso. E quelle stanze disadorne, fatte di lamiere, si sono trasformate per poche ore nella migliore clinica del mondo.
Volevo chiedere scusa per i miei pensieri sull’ inutilità del nostro lavoro.
Ogni essere umano, in qualunque condizione dovesse trovarsi, ha diritto a tutta l’attenzione possibile, con tenerezza e professionalità.”
Prof. Aldo Morrone