Aldo Morrone – MNL Casa Editrice, Bologna, 2008
Con la decisione di adottare l’aggettivo “etnico”, in questo libro, si è deciso di rinunciare al tabù del suo uso, di accettarne la sfida, e anzi di sottolinearne la complessità e la problematicità che si nasconde davanti, dietro e oltre la sua utilizzazione. E’ stato usato consapevoli che rappresenti una categoria cognitiva costruita e manipolata e quindi, in definitiva una “invenzione”, ma altrettanto decisi nell’accantonare l’idea di rinunciare al suo utilizzo a causa delle connotazioni “difettive” e “subordinate” che esso ha assunto in passato nella tradizione intellettuale occidentale.
Questo ha implicato inoltre di evitare di inventare una nuova categoria, andando ad alimentare la confusione e l’ambiguità che spesso aleggiano intorno al termine stesso.
Non si vuole quindi far riferimento ad una cura o meglio ad un progetto di prendersi cura dei capelli da parte di popoli “altri”, sul modello di termini quali etnomedicina, etnopsichiatria, quanto piuttosto sottolineare come la cultura del prendersi cura dei capelli così come del proprio corpo, da parte di un individuo, sia in realtà impensabile al di fuori del contesto ambientale e culturale dove essa si forma e realizza. D’altra parte nella letteratura antropologica il termine etnia è stato oggetto di una profonda revisione critica, che ha correttamente sottolineato l’uso fin troppo disinvolto da parte di ricercatori e dei mass media di termini quali etnico ed etnia per spiegare tutto quanto attiene a vario titolo alle dinamiche sociali e culturali delle popolazioni dei cosiddetti paesi in via di sviluppo, o comunque popolazioni “altre” diverse da noi. Spesso, troppo spesso è stato utilizzato per indicare la cultura e le tradizioni di popoli “meno sviluppati” appunto, in una sorta di implicita contrapposizione con il termine “civiltà”: noi avremmo e saremmo una nazione, una società, una cultura, gli altri invece apparterebbero genericamente ad un’etnia, in cui i livelli di società, di cultura, sarebbero molto meno differenziati ed evoluti. Inoltre l’etnia sarebbe, in un certo senso, per sua natura, refrattaria alla storia, designando dunque un livello più vicino ad una sorta di naturalizzazione della costituzione culturale che di una sua storicizzazione, indicando così anche un nucleo costitutivo dell’identità relativamente resistente ai cambiamenti.
Tale dimensione etnica non riguarda solo i popoli genericamente extraoccidentali, ma tutti noi. E questo per sottolineare come la imprescindibile dimensione simbolica e culturale che viene incorporata è in larga parte inconsapevole e agisce in noi come qualcosa di resistente, relativamente refrattaria ai cambiamenti e, più in generale, come qualcosa cui si appartiene, piuttosto che qualcosa che ci appartiene, qualcosa che ci rimanda al senso di appartenenza non come questione individuale, bensì costantemente correlata ad una sorta di gruppo incarnato. Qualcosa cui noi apparteniamo o partecipiamo, quasi indipendentemente dalla volontà del singolo.
Pertanto, il titolo “Ethnic hair care” vuole indicare l’attenzione rivolta alla cura dei capelli da parte di uomini e donne appartenenti a tutte le etnie, cioè, a tutti i “raggruppamenti umani distinti sulla base delle loro caratteristiche geografiche, linguistiche e culturali”, raggruppamenti e caratteristiche che hanno ovviamente una natura fluida, non cristallizzata e dinamica, indicando persone e realtà impegnate in una continua negoziazione e reinterpretazione. Talvolta obbligate anzi, dalle circostanze, ad una quotidiana frammentazione e ricomposizione della loro identità. Frammenti di culture che si raccontano ogni giorno, come un mosaico il cui disegno è continuamente modificato e reinterpretato.