In Italia, l’accesso alle cure, e in particolare alle visite diagnostiche, è spesso difficoltoso. Tuttavia, la prevenzione resta essenziale e la salute deve essere garantita a tutti. Aldo Morrone, medico dermatologo e già direttore scientifico dell’Istituto San Gallicano, sottolinea l’importanza di questa iniziativa. Tra gli organizzatori dell’open day c’è proprio il Prof. Morrone, che ricorda che non saremo noi a salvare le periferie delle nostre città e del mondo, ma saranno le periferie a salvare noi.
L’appuntamento è fissato per sabato 22 giugno, dalle 8.30 alle 12.30, presso i locali della parrocchia in via Camillo Manfroni. È consigliata la prenotazione, contattando telefonicamente il parroco, don Gaetano Saracino, allo 06 2428414, oppure inviando una e-mail al professor Morrone (aldomorrone54@gmail.com).
“Se davvero vogliamo migliorare la qualità della vita delle persone, serve una diagnosi precoce. Abbiamo deciso di lanciare campagne di visite gratuite nelle periferie di Roma per fare prevenzione sui tumori della pelle, in particolare il melanoma e il carcinoma” – ha spiegato il professor Aldo Morrone. “Già sabato 22 giugno, presso la parrocchia di San Giuseppe Cafasso, visiteremo tutti gli abitanti gratuitamente, per prevenire la comparsa dei melanomi e fare una diagnosi precoce“.
“L’iniziativa si può replicare nelle periferie, ma anche al centro, con la partecipazione di cittadini e istituzioni. Ma soprattutto, grazie alla volontà e alla professionalità di medici che, su base volontaria, decidono di dare un contributo per migliorare la qualità della vita dei cittadini“, ha aggiunto il professor Morrone.
Un Impegno Sanitario Decennale
Il professor Aldo Morrone, esperto di patologie neglette e medicina transculturale, ha operato per decenni nel Corno d’Africa, non solo in campo sanitario ma anche sociale e formativo. Il suo lavoro mira a curare le ferite aperte di una guerra fratricida, mantenendo viva la speranza di un futuro mentre il presente è in rovina. La sua cooperazione sanitaria in Etiopia, uno degli Stati più poveri del mondo, ha portato all’apertura di tre ospedali e diversi centri sanitari, oltre alla formazione del personale locale.
Il Contesto della Guerra in Etiopia
L’Etiopia ha un passato segnato da conflitti sanguinosi, tra cui il regime di Menghistu, l’indipendenza dell’Eritrea e una guerra interna tra le forze governative e le milizie tigrine. Il conflitto del Tigray, iniziato nel 2020, ha causato centinaia di migliaia di vittime e milioni di sfollati, secondo varie fonti come l’Università di Gand e l’Unicef. Le violenze di genere e gli stupri etnici sono stati usati per impedire la procreazione e distruggere il futuro del Paese. La guerra ha devastato infrastrutture cruciali, tra cui scuole e ospedali.
Sfide Sanitarie e Speranza per il Futuro
Il conflitto ha interrotto i servizi socio-sanitari, provocando epidemie di colera, malaria, encefalite da morbillo e altre malattie. Il personale medico-sanitario ha continuato a operare nonostante la mancanza di stipendi, sostenuto dalla comunità locale. Nonostante le difficoltà, c’è un forte desiderio di ricostruzione. Il professor Morrone ha osservato che gli etiopi, ricchi di cultura e ospitalità, aspirano a riprendere una vita normale. Costruire ospedali non solo migliora la salute, ma avvia anche lo sviluppo, creando infrastrutture e opportunità economiche. Morrone sottolinea l’importanza dell’accoglienza e dell’umanità nel lavoro medico.