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Generosità e solidarietà alimentano una nuova Italia multiculturale, che non si rassegna sempre a riconoscere il carattere irreversibile dei cambiamenti che la hanno contraddistinta in questi ultimi decenni, passando da paese di emigrazione a paese di immigrazione. Purtroppo, ancora oggi assistiamo a politiche istituzionali e risposte individuali di rifiuto e discriminazione nei confronti dei nuovi cittadini di origine straniera, in forte contraddizione con quanto la società maggioritaria dimostra: il senso di una nuova normalità fondata sull’interculturalità delle relazioni sociali.

In questi anni l’IISMAS ha condotto studi, ricerche, seminari e conferenze, per promuovere chiavi di lettura e linee guida per una centralità dell’inclusione sociale, a livello politico-istituzionale e nei comportamenti interpersonali. Anche i nostri servizi sanitari non sono scevri da pregiudizi e discriminazioni, e non sempre favoriscono l’accesso e l’accoglienza. Esperienze portate avanti dall’IISMAS in tal senso hanno condotto ad una nuova centralità della persona nei servizi, indipendentemente dalla propria nazionalità o dall’origine etnica, dall’età, dalla disabilità, dall’orientamento sessuale, dalle proprie credenze e opinioni personali.

DISCRIMINAZIONE IN AMBITO SOCIO-SANITARIO

Strumenti e pratiche di prevenzione e contrasto della discriminazione razziale nell’accesso all’assistenza medica

Succede in Europa: cure scarse per i pazienti più poveri, a volte inesistenti se sono immigrati. In una ricerca 45,6% dei medici interpellati in Gran Bretagna, Italia, Norvegia e Svizzera, ha riportato esperienze di pazienti che non hanno potuto accedere alle cure perché non in grado di sostenerne i costi. Una discriminazione che si aggrava quando quell’amministrativa si aggiunge a quell’economica: in nessuno dei paesi membri dell’Ue rispetta fino in fondo il diritto d’assistenza medica dei migranti senza documenti, lasciando chiusa la porta dell’ospedale a chi può anche morire se non è in regola con le norme nazionali.

In Italia i comportamenti discriminatori in ambito socio-sanitario sono stati oggetto d’indagine nel Progetto IISMAS “Servizi sanitari e discriminazione razziale. Strumenti e pratiche di prevenzione e contrasto della discriminazione razziale nell’accesso all’assistenza medica”. L’indagine è stata collocata sulle procedure attuate nei parti cesarei in donne immigrate ponendo l’attenzione sull’assistenza dei servizi, l’intervento terapeutico ed i modelli di comunicazione. Sono stati analizzati i dati su parti cesarei in quattro ospedali “campione” nelle città di Roma, Torino Arezzo, nell’anno solare 2006. Interviste ad operatori sanitari, distribuzione di 1000 questionari ad infermieri, e conduzione di focus group ad utenti/pazienti stranieri provenienti prevalentemente dalle aree del Maghreb, Cina, Filippine, Centro Africa, Romania, Albania, Sud Asiatico, Est europeo e Rom e Sinti. Il lavoro coinvolto altresì dei mediatori interculturali come ponte tra le culture nella facilitazione all’accesso alle esperienze degli stranieri.

I risultati hanno evidenziato una discriminazione indiretta, fortemente evidenziata dai colloqui con le donne straniere che hanno partorito in Italia, quando il numero dei parti medicalizzati in Italia (il 30% delle partorienti, contro ogni raccomandazione dell’OMS di non superare il 12%), si aggrava nei parti cesarei TC d’urgenza (Tagli Cesarei) che raggiungono il 21, 4% nel caso delle donne immigrate, fino a ravvisare valori vicino al 100% nelle donne bengladeshi, filippine, peruviane.

Le motivazioni sono da individuare prevalentemente da un mancato iter terapeutico-assistenziale, a confronto con le donne italiane. La percentuale di donne straniere che effettua la prima visita oltre la dodicesima settimana è il 24% contro il 4,4%, un numero medio d’ecografie inferiore, e l’amniocentesi è effettuata solo dal 6% delle straniere.

Una discriminazione diretta, si è registrata principalmente nei confronti delle donne musulmane, in particolare per coloro che indossano il velo, e negli osservanti la religione musulmana in generale. Non si possono, quindi, sottovalutare norme di comportamento per gli immigrati/e, musulmani/e, africani/e in Italia, come d’altronde, nel resto d’Europa. Fondamentale è anche la possibilità di scegliere una medica donna, soprattutto nel caso di visite ginecologiche, e l’esigenza di ricevere menù specifici.

L’indagine ha messo in risalto la grande difficoltà della comunicazione, per il diverso approccio al parto, tra paziente e medico, con difficoltà per entrambi. Si utilizzano metodologie d’intervento, attraverso best practice, non sempre spiegate alle pazienti: su 20 donne straniere presenti in un ambulatorio a Roma, 18 di queste donne avevano partorito con parto cesareo d’urgenza per cause sconosciute. L’alto tasso dei Tc d’urgenze è da imputare senz’altro ad una mancata attenzione nei confronti dell’assistenza al paziente straniero. Superficialità evidenziabile nella mancanza di mediatori culturali nei servizi, nella disuguaglianza nell’applicazione delle leggi negli ospedali e, soprattutto, nella poca continuità di cura e assistenza. Un Servizio Sanitario Nazionale non discriminante, al passo con i tempi, non può permettere che in aree dove risiedono migliaia di stranieri regolari siano assenti servizi socio sanitari dedicati all’immigrazione; consentendo un’Italia a macchia di leopardo, dove anche i diritti fondamentali alla dignità umana sono concessioni legate alla residenza e allo status socio-economico.

LA CARTA DEI VALORI IISMAS PER L’ACCESSO AI SERVIZI

Per la promozione della salute senza discriminazioni.

L’ISMASS ha ideato e promosso tra le Aziende Sanitarie una Carta dei Valori che assicuri, sul territorio nazionale,  il fatto che tutti gli utenti di origine straniera, fruitori del SSN, sia che si trovino in posizione di regolarità che di irregolarità giuridica, possano usufruire dell’accesso alla cura senza distinzioni di sesso, età, appartenenza etnica, culturale, nazionalità, lingua, religione, orientamenti sessuali, condizioni psico-fisiche, sociali e opinioni politiche.

La Carta dei Valori rappresenta uno strumento utile per l’organizzazione e la formazione professionale degli operatori sanitari, volta al riconoscimento della diversità etnica e culturale, come presupposto di una piena inclusione nell’attuale società multiculturale e multietnica.

LA CARTA DEI VALORI IISMAS

SHARING THE HEALTH FOR SHARING THE FUTURE

Per la promozione della salute senza esclusioni.

Le violazioni dei Diritti Umani non avvengono solo nella forma di violazioni gravi e sistematiche e non è escluso che possano verificarsi anche in Paesi che godono di un sistema democratico consolidato e di un clima generale di libertà e di tolleranza. È sulla base di questa considerazione che  l’Assemblea Generale ha ratificato la risoluzione dell’ONU 48/134 del 1993, con cui “invita gli Stati membri a creare istituzioni nazionali per la promozione e la protezione dei diritti umani” che rispondano ai criteri di pluralismo ed indipendenza.

L’Italia non ha ancora risposto all’appello dell’Assemblea Generale, ed è per questo che è nato alla fine 2001 il COMITATO PER LA PROMOZIONE E PROTEZIONE DEI DIRITTI UMANI, una rete, ad oggi, di 48 associazioni ed organizzazioni attive nel settore dei diritti umani, con lo scopo principale di promuovere la costituzione in Italia di una Istituzione nazionale  indipendente, per la tutela e la promozione dei diritti umani fondamentali, attraverso l’adozione di una legge ad hoc. La questione è espressamente considerata nell’Agenda della Commissione, al punto 18,Effective functioning of human rights mechanisms, lett. b) National istitutions and regional arrangements.

Dal settembre 2004 anche l’IISMAS è entrata a far parte della rete di associazioni che compongono il Comitato. Ancora prima di veder istituzionalizzata la sua posizione all’interno del Comitato l’IISMAS ha preso parte al gruppo di lavoro che ha curato la stesura di un  RAPPORTO SUPPLEMENTARE AL RAPPORTO DEL GOVERNO ITALIANO SULL’APPLICAZIONE DEL PATTO INTERNAZIONALE SUI DIRITTI ECONOMICI, SOCIALI E CULTURALI (1966) DISCUSSO PRESSO IL COMITATO DELLE NAZIONI UNITE a GINEVRA, dall’8 al 26 NOVEMBRE 2004. In particolare, l’IISMAS ha curato la parte relativa al diritto della salute in Italia.